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Il Settecento ha rappresentato per Macerata uno dei periodi di maggiore sviluppo urbanistico, testimoniato dalla costruzione e dal rinnovamento di molti edifici da parte delle famiglie nobili e della borghesia benestante, di cui Palazzo Romani-Adami è un pregevole esempio.

La struttura attuale sorge su un’area originariamente inglobata nell’antica cinta muraria, forse occupata in precedenza da un bastione, ed è il risultato dell’unione di più immobili ancora leggibile sul prospetto principale.

Agli inizi del XVIII secolo, infatti, il canonico Mario Compagnoni-Burgi acquista in successione tre case adiacenti situate nel quartiere di San Marco, odierna via Crescimbeni, provvedendo a restauri e ampliamenti al fine di ospitarvi i propri familiari.

Nel 1729 fa testamento in favore del nipote Ottavio Angelucci, il quale, trovandosi in difficoltà economiche, qualche anno più tardi vende a Francesco Romani il caseggiato, che nel catasto urbano del 1786 risulta ormai essere un palazzo a tutti gli effetti.

Intorno alla metà del XIX secolo la famiglia Romani cede a più riprese la proprietà ad Alessandro Tomassini-Barbarossa, che la ristruttura annettendo un ulteriore abitazione attigua, ma mantenere un edificio tanto grande si rivela nel tempo oneroso, pertanto i discendenti decidono di affittare alcuni locali agli uffici del Bollo-Registro, alla Conservatoria delle Ipoteche e alle Imposte Dirette.

Nel 1911 l’immobile viene acquistato dalla Banca Popolare, per poi passare dapprima al Banco di Roma e in seguito alla Cassa di risparmio della provincia di Macerata.

Come si evince dalla sua complessa storia, Palazzo Romani-Adami è stato oggetto di molteplici rifacimenti, legati anche alle diverse destinazioni d’uso.

Oggi l’esterno presenta una sobria facciata intonacata, intervallata da semplici modanature, con cornici aggettanti alle finestre.

L’interno è invece caratterizzato da un elegante apparato decorativo che interessa soprattutto il piano nobile, notoriamente destinato alla funzione di rappresentanza, i cui ambienti sono ornati da raffinati stucchi contraddistinti da delicate cromie alternati a volute dipinte a foglia d’oro, ai quali si aggiungono sontuosi affreschi con motivi ornamentali architettonici a trompe l’oeil, gradevoli coperture a cassettoni dipinte e deliziose boiserie lignee combinate con motivi decorativi e figure d’ispirazione liberty.

È solo a partire dal 2001 che Palazzo Romani-Adami entra a far parte del patrimonio della Fondazione Carima che, dopo un importante progetto di recupero architettonico, vi stabilisce la propria sede dal 2005 al 2015.

Concesso in comodato d’uso all’Accademia di Belle Arti di Macerata

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